mercoledì 24 novembre 2010

LETTERA APERTA FLC CGIL PERUGIA ALLE FAMIGLIE DEGLI STUDENTI

Perugia, 23 nov - A partire dall'8 ottobre 2010, la FLC CGIL ha indetto nelle scuole lo sciopero - ogni 15 giorni, che si protrarrà sino a dicembre - della prima ora o dell’ultima per chi ha il turno pomeridiano. Nelle assemblee che si sono svolte nelle scuole della provincia alla riapertura dell’anno scolastico, la FLC CGIL di Perugia ha proclamato il blocco delle attività aggiuntive e straordinarie, invitando i lavoratori a manifestare la propria indisponibilità a sostituire i colleghi assenti, a svolgere ore eccedenti l’orario di lavoro, ad accogliere durante il proprio orario di lezione gli alunni provenienti da altre classi per assenza del docente, a partecipare ai viaggi di istruzione.
Siamo consapevoli che l’adesione alla protesta provoca disagi alle famiglie e agli studenti, ma i lavoratori della scuola non hanno altra strada per opporsi ai provvedimenti di questo governo volti a demolire la scuola pubblica, che noi riteniamo un bene comune assoluto che va difeso senza tentennamenti.
Per questo motivo riteniamo che tale protesta debba essere accolta e sostenuta dai genitori se vogliamo che il futuro dei propri figli non sia compromesso per sempre.
Anche nella nostra provincia i tagli alle risorse economiche ed umane della scuola pubblica stanno determinando , infatti, seri problemi sia alla qualità dell'offerta formativa, sia alla sicurezza dei nostri istituti.
Per risparmiare sugli stipendi, la maggior parte delle classi, in particolare le prime, sono stracolme, in contrasto non solo con le norme in materia di sicurezza, ma anche con quelle di una educazione attenta ai percorsi di apprendimento e di crescita emotiva degli studenti.
Il taglio dei fondi per le supplenze, l’orario pieno dei docenti senza più le ore a disposizione da utilizzare per la sostituzione dei colleghi assenti, l’eliminazione delle compresenze, fanno sì che, spesso, è necessario spostare gli alunni in classi diverse, perché le risorse economiche delle scuole non permettono di nominare un supplente ove se ne presenti la necessità.
Le conseguenze sono: l’entrata posticipata e/o l’uscita anticipata degli studenti, la riduzione delle ore dei laboratori,la diminuzione del numero di giorni di lezione effettiva per gli studenti, la funzione di tappabuchi dei docenti che rischia di coprire l’interruzione di un insegnamento che, invece, deve essere garantito con la nomina tempestiva dei supplenti.
Nelle scuole il personale ATA (collaboratori scolastici e amministrativi) è insufficiente sia per garantire lo svolgimento tempestivo della parte burocratica degli uffici sia per svolgere i compiti di vigilanza ai diversi piani degli istituti e, spesso, per la stessa apertura dei plessi scolastici.
L'acquisto del materiale didattico (carta, gessi, colori) e di quello di prima necessità (detergenti, carta igienica...) sono ormai quasi esclusivamente a carico delle famiglie, costrette ad elargire un "obolo" di inizio anno.
A questo quadro così drammatico, ma assolutamente reale ,va aggiunto, tra le motivazioni della protesta, il blocco del contratto nazionale di lavoro del personale della scuola per 3 anni, il blocco degli scatti d’anzianità, la decurtazione degli stipendi in caso di malattia, il carattere sanzionatorio e punitivo di tutti i provvedimenti ministeriali.
Forse in una piattaforma sindacale questi ultimi temi avremmo dovuto collocarli ai primi posti, se non fosse che a noi prima di tutto sta a cuore il futuro della scuola pubblica e il rispetto dei diritti e del futuro dei nostri alunni.
non ci nascondiamo dietro un dito. Sappiamo che c’è la crisi. Ma questa non può essere l’ennesima occasione per penalizzare l’istruzione, la formazione, la cultura. Queste - a detta di tutti – sono la nostra ricchezza, il nostro futuro. E per i giovani rappresentano le occasioni per costruirsi un futuro libero e dignitoso. Così stanno operando in Europa, ma pare che l’Italia non sia in Europa!
Sono queste le motivazioni che ci portano a protestare: la nostra non è una presa di posizione per garantirci privilegi, né tanto meno si tratta di una rivendicazione contro le famiglie o contro i nostri alunni che vogliamo accanto a noi nelle piazze e nelle varie iniziative.
La scuola pubblica, che sia di tutti e di qualità, è – insistiamo – un bene primario come l’aria e l’acqua. E nessuno può rinunciarvi. Per questo è una battaglia che dobbiamo fare tutti. Per vincerla.

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