giovedì 11 novembre 2010

La Riforma “epocale” della scuola pubblica italiana

Intervento di un insegnante del Liceo Scientifico Alessi all'assemblea del 4 novembre


Con questo intervento intendo  ripercorrere brevemente le tappe principali  dei provvedimenti normativi riguardanti la scuola che hanno condotto alla situazione attuale, per riflettere sulle motivazioni (pedagogiche o economiche) che li hanno ispirati.
Negli ultimi due anni i provvedimenti hanno riguardato  sia il trattamento del personale che l’ assetto stesso scolastico.
Già il DL 112 del 2008, poi convertito nella legge 133, prevedeva tagli alla scuola per 8 miliardi di euro, in sostanza il taglio di 130000 posti di lavoro, 87000 docenti e 43000 ATA.( I primi a pagare saranno i precari) Per raggiungere questo obiettivo il decreto proponeva di ripensare tutto l’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico del sistema scuola. In particolare prevedeva:
-         la ridefinizione dei curricula nei diversi ordini di scuola, meno ore e meno materie per tutti  
-         la revisione dei criteri di formazione delle classi: in sostanza l’aumento del numero degli alunni per classe;
-         la revisione dei criteri per la determinazione degli  organici (saturazione delle cattedre a 18 ore e oltre),
-         la rimodulazione didattica della scuola primaria;
Sono significativi l’Art. 67.nel quale ,sotto il titolo “contenimento della spesa per il pubblico impiego”, il Governo interviene in materia di contrattazione fissando i tassi di  inflazione programmata intorno all’1,5% annui, a fronte di un’inflazione reale del 3,8%, e l’Art. 71 che contiene un generale inasprimento delle normative che riguardano la malattia   (nei primi dieci giorni viene riconosciuto solo il trattamento fondamentale e non quello accessorio fisso e ricorrente)
I primi interventi normativi (1 settembre 2008)  cancellano il modulo e reintroducono il maestro unico nella primaria, ripristinano il voto in condotta e la valutazione in decimi
Provvedimenti che vogliono avere  la parvenza di introduzione di maggiore rigore nella scuola, ma
non hanno alla base alcun  progetto pedagogico

Il 20 marzo 2009 nelle  “norme  per la riorganizzazione della rete scolastica” viene fissato il numero minimo di alunni per classe che nelle prime classi delle superiori è di 27 e nelle altre classi  non devono scendere sotto ai valori del’l a.s. precedente
A settembre 2009 vengono rivisti i quadri orari della scuola primaria

Il 4 febbraio 2010 è la data in cui il Consiglio dei ministri dà il via libera alla riforma che riordina l'istruzione secondaria superiore.. «riforma epocale», a detta del ministro  Gelmini
 Il 14/09/2010  ScuolaOggi scrive: -Meno scuola per tutti: il principio "pedagogico" della riforma Tremonti-Berlusconi-Gelmini.- Con la L.133/08 si gettarono le basi del più epocale massacro delle risorse umane e finanziarie che la scuola abbia mai conosciuto”. Il governo vuole applicare subito la riforma anche  se bisogna arrivare a luglio 2010 per avere le linee guida per tutti gli ordini di scuola, anche se nessuna forma di aggiornamento è prevista per gli insegnanti che devono attuare la riforma . Abbiamo una scuola riformata che non prevede nessuna formazione del personale che vi opera.

Intanto la manovra economica di Maggio 2010 stabilisce che fino al 2013 sono congelati gli aumenti degli stipendi dei dipendenti pubblici -per gli insegnanti si tratta dell’unica forma di avanzamento di carriera – con ripercussioni sui trattamenti di fine servizio e sulla pensione.

Non è un caso che il Presidente della Repubblica intervenga  più volte sui tagli alla scuola e alla cultura. A Giffoni(Salerno), in occasione di un premio cinematografico, il 15 settembre 2010, afferma:"Servono più risorse per la scuola.. Bisogna investire di più nella cultura  " Al Quirinale  (21 settembre 2010), nella cerimonia di inizio dell'anno scolastico,il capo dello Stato chiede di riformare la scuola "sanando squilibri, disparità, disuguaglianze" e ammonisce:“I Tagli non colpiscano l'Istruzione"

Un ultimo dato.E’ di settembre 2010 la pubblicazione dell’OCSE della percentuale di PIL destinata all’istruzione: L’Italia con il 4,7%, è il penultimo paese del Mondo, seguito solo dalla Slovacchia. La media OCSE è del 5,7 e in alcuni paesi si arriva quasi all’8%

In questo quadro di vero e proprio smantellamento si inserisce la protesta in atto -  consistente essenzialmente  nel blocco dei viaggi di istruzione e nell’astensione da attività aggiuntive.
Dopo aver subito
tagli all'organico,
incremento degli allievi per classe,
tagli alla retribuzione,
blocco degli scatti di anzianità
quale senso potrebbe ancora avere l'accettazione di carichi di lavoro come quelli richiesti nei viaggi di istruzione che a fronte di un impegno di 24 ore su 24, dopo l'azzeramento delle indennità di missione non vengono riconosciuti in alcun modo dall’amministrazione.
Per quanto, dunque, il rifiuto di effettuare le gite possa sembrare impopolare nei confronti degli studenti, è forse una di quelle misure che meglio si prestano ad una articolata e convincente argomentazione e che possono servire proprio a sensibilizzare studenti e genitori sullo stato in cui versa la (loro e nostra) scuola.
 A livello locale la protesta che si sta rapidamente allargando a quasi tutta la provincia. Abbiamo l’adesione di quasi tutte le scuole di Perugia. E’ di ieri la notizia dell’adesione del Liceo Scientifico di Spoleto  A livello nazionale lo stesso tipo di protesta sta crescendo, in molte città  ( da Torino a Milano , Firenze, Roma, Napoli, Catania) A Firenze si è arrivati addirittura ad una manifestazione regionale per il 15 dicembre. L’aspetto importante della protesta è che vuole raccogliere l’adesione di tutti coloro  che, pur con diversità di posizioni,intendono impegnarsi in difesa della scuola pubblica per invertire il processo di distruzione in atto. Con questo spirito è nato il Coordinamento dei Docenti per la Scuola Pubblica di Perugia che ha organizzato l'iniziativa di oggi.

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