martedì 30 novembre 2010

Lettera ai genitori. Invito alla manifestazione “La scuola siamo noi”


Piazza della Repubblica 10 dicembre 2010 ore 16.00


Il riordino della scuola pubblica, dalla primaria alle superiori, è stato presentato come “riforma epocale”, ma l’unica vera motivazione che ha guidato l’operazione è stata quella  di sottrarre alla scuola pubblica 8 miliardi di euro in 3 anni.

Comprendiamo la necessità di razionalizzare le risorse in momenti di crisi economica ormai evidente, ma non si può tagliare senza criteri, senza salvaguardare i modelli pedagogici, le sperimentazioni migliori e in controtendenza con le direttive europee, pena l’esclusione del nostro Paese e dei nostri giovani dai livelli competitivi delle altre Nazioni nel campo della conoscenza e dello sviluppo. 
Le conseguenze di questa operazione sono pesanti. La crescita del numero degli alunni, che nelle prime classi può arrivare fino a 31, rende precaria la sicurezza e arreca grave danno all'efficacia dell'attività didattica; la cancellazione dei corsi sperimentali dequalifica e impoverisce l'offerta formativa, il taglio delle risorse per il funzionamento della scuola e, in particolare, per le attività di sostegno e recupero, priva gli alunni più deboli dei necessari interventi personalizzati, il taglio dei fondi per le supplenze riduce la disponibilità di personale per le sostituzioni e produce, dunque, una diminuzione del numero di ore e di giorni di lezione effettiva per gli studenti.
Finanziamenti insufficienti permettono agli istituti scolastici di funzionare solo grazie al contributo volontario versato al momento delle iscrizioni dalle famiglie che sono chiamate anche a pagare i corsi di informatica, inglese, arte, diritto o altre discipline che prima venivano offerte dalla scuola pubblica.
È a rischio la funzione stessa della “scuola pubblica” per tutti, così come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi, a vantaggio di una scuola privata per chi potrà permettersela. Anche l’Università sta correndo lo stesso pericolo  per cui condividiamo le ragioni della contestazione contro la riforma.
La nostra protesta è nata spontanea tra i docenti anche per ragioni sindacali (il taglio dei posti di lavoro, il mancato rinnovo del contratto collettivo, la soppressione della diaria per i viaggi d’istruzione, il blocco degli scatti di anzianità) ma l’obiettivo della protesta  è rendere coscienti i cittadini delle difficoltà in cui versa l’istruzione e del rischio di un forte abbassamento della  qualità della scuola pubblica.
Gli studenti eletti nei Consigli di Istituto di molte scuole superiori condividono la protesta, appoggiata anche da tutti i sindacati della scuola, e insieme chiediamo ai genitori e ai cittadini di partecipare all’iniziativa organizzata per il 10 dicembre  a Perugia, in Piazza della Repubblica alle 16.00 in difesa della scuola pubblica.
Coordinamento docenti scuola pubblica

venerdì 26 novembre 2010

Liceo scientifico Alessi: assemblea di studenti, insegnanti e genitori

Assemblea di dibattito sull’attuale situazione scolastica
In seguito alla richiesta di studenti e docenti di confrontarsi sull’attuale situazione della scuola e sulle forme di protesta adottate, Venerdì 26 Novembre dalle 1630 alle 18.30 si svolgerà in Aula Magna un incontro tra studenti, docenti e genitori del Liceo per discutere in dibattito e cercare una soluzione che permetta alle diverse componenti della scuola di adottare forme di protesta per esprimere la propria opinione in comune accordo. Invito docenti, studenti e genitori a partecipare e approfittare di questo momento di confronto.
Il Rappresentante degli studenti: Federico Faina

mercoledì 24 novembre 2010

Prossima riunione Coordinamento Docenti

Martedì 30 novembre, dalle ore 15.00 alle ore16.30,
presso i locali del Liceo Scientifico “G. Alessi” 
via R. D'Andreotto,19 - Perugia 
per organizzare una manifestazione cittadina per il 9 o 10 dicembre.

LETTERA APERTA FLC CGIL PERUGIA ALLE FAMIGLIE DEGLI STUDENTI

Perugia, 23 nov - A partire dall'8 ottobre 2010, la FLC CGIL ha indetto nelle scuole lo sciopero - ogni 15 giorni, che si protrarrà sino a dicembre - della prima ora o dell’ultima per chi ha il turno pomeridiano. Nelle assemblee che si sono svolte nelle scuole della provincia alla riapertura dell’anno scolastico, la FLC CGIL di Perugia ha proclamato il blocco delle attività aggiuntive e straordinarie, invitando i lavoratori a manifestare la propria indisponibilità a sostituire i colleghi assenti, a svolgere ore eccedenti l’orario di lavoro, ad accogliere durante il proprio orario di lezione gli alunni provenienti da altre classi per assenza del docente, a partecipare ai viaggi di istruzione.
Siamo consapevoli che l’adesione alla protesta provoca disagi alle famiglie e agli studenti, ma i lavoratori della scuola non hanno altra strada per opporsi ai provvedimenti di questo governo volti a demolire la scuola pubblica, che noi riteniamo un bene comune assoluto che va difeso senza tentennamenti.
Per questo motivo riteniamo che tale protesta debba essere accolta e sostenuta dai genitori se vogliamo che il futuro dei propri figli non sia compromesso per sempre.
Anche nella nostra provincia i tagli alle risorse economiche ed umane della scuola pubblica stanno determinando , infatti, seri problemi sia alla qualità dell'offerta formativa, sia alla sicurezza dei nostri istituti.
Per risparmiare sugli stipendi, la maggior parte delle classi, in particolare le prime, sono stracolme, in contrasto non solo con le norme in materia di sicurezza, ma anche con quelle di una educazione attenta ai percorsi di apprendimento e di crescita emotiva degli studenti.
Il taglio dei fondi per le supplenze, l’orario pieno dei docenti senza più le ore a disposizione da utilizzare per la sostituzione dei colleghi assenti, l’eliminazione delle compresenze, fanno sì che, spesso, è necessario spostare gli alunni in classi diverse, perché le risorse economiche delle scuole non permettono di nominare un supplente ove se ne presenti la necessità.
Le conseguenze sono: l’entrata posticipata e/o l’uscita anticipata degli studenti, la riduzione delle ore dei laboratori,la diminuzione del numero di giorni di lezione effettiva per gli studenti, la funzione di tappabuchi dei docenti che rischia di coprire l’interruzione di un insegnamento che, invece, deve essere garantito con la nomina tempestiva dei supplenti.
Nelle scuole il personale ATA (collaboratori scolastici e amministrativi) è insufficiente sia per garantire lo svolgimento tempestivo della parte burocratica degli uffici sia per svolgere i compiti di vigilanza ai diversi piani degli istituti e, spesso, per la stessa apertura dei plessi scolastici.
L'acquisto del materiale didattico (carta, gessi, colori) e di quello di prima necessità (detergenti, carta igienica...) sono ormai quasi esclusivamente a carico delle famiglie, costrette ad elargire un "obolo" di inizio anno.
A questo quadro così drammatico, ma assolutamente reale ,va aggiunto, tra le motivazioni della protesta, il blocco del contratto nazionale di lavoro del personale della scuola per 3 anni, il blocco degli scatti d’anzianità, la decurtazione degli stipendi in caso di malattia, il carattere sanzionatorio e punitivo di tutti i provvedimenti ministeriali.
Forse in una piattaforma sindacale questi ultimi temi avremmo dovuto collocarli ai primi posti, se non fosse che a noi prima di tutto sta a cuore il futuro della scuola pubblica e il rispetto dei diritti e del futuro dei nostri alunni.
non ci nascondiamo dietro un dito. Sappiamo che c’è la crisi. Ma questa non può essere l’ennesima occasione per penalizzare l’istruzione, la formazione, la cultura. Queste - a detta di tutti – sono la nostra ricchezza, il nostro futuro. E per i giovani rappresentano le occasioni per costruirsi un futuro libero e dignitoso. Così stanno operando in Europa, ma pare che l’Italia non sia in Europa!
Sono queste le motivazioni che ci portano a protestare: la nostra non è una presa di posizione per garantirci privilegi, né tanto meno si tratta di una rivendicazione contro le famiglie o contro i nostri alunni che vogliamo accanto a noi nelle piazze e nelle varie iniziative.
La scuola pubblica, che sia di tutti e di qualità, è – insistiamo – un bene primario come l’aria e l’acqua. E nessuno può rinunciarvi. Per questo è una battaglia che dobbiamo fare tutti. Per vincerla.

martedì 23 novembre 2010

Da L'espresso N.47- 25 novembre 2010


Scatti di anzianità

da tuttoscuola.com

Ma il congelamento dell’anzianità nella carriera resta ?

In attesa di conoscere nel dettaglio i contenuti del decreto interministeriale con il quale il ministro Gelmini, insieme al collega Tremonti, ha concretizzato gli impegni di utilizzare i risparmi di sistema (30% delle risorse ricavate dai tagli di organico) per corrispondere anche per il prossimo biennio gli scatti di anzianità del personale scolastico, ci sembra doverosa una riflessione sui vincoli posti dall’ormai famoso art. 9, comma 23 della legge 122/2010 sulla manovra finanziaria.

Il comma 14 dell’art. 8 ha previsto che i risparmi di sistema (30%) devono essere comunque destinati al settore scolastico e che la destinazione di quelle risorse è stabilita con decreto interministeriale, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, come è avvenuto giovedì scorso. Fin qui tutto ok.

Ma il comma 23 del successivo articolo 9, tuttora pesantemente incombente sulla carriera del personale scolastico, recita: “Per il personale docente, Amministrativo, Tecnico ed Ausiliario (A.T.A.) della Scuola, gli anni 2010, 2011 e 2012 non sono utili ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti dalle disposizioni contrattuali vigenti. È fatto salvo quanto previsto dall'articolo 8, comma 14”.

Ebbene, con il decreto interministeriale dell’altro giorno è stato salvato soltanto l’aspetto economico degli scatti di anzianità (sempre che siano corrisposti per intero e non sotto forma di una tantum), ma non il valore giuridico di progressione nella carriera. Si è trattato di un tamponamento di semplice natura economica senza incidenza giuridica, perché sarebbe stato in palese violazione della legge.

E la legge che per il personale in servizio annulla l’efficacia dell’anzianità che si matura nel 2010, 2011 e 2012, facendo segnare il passo nella progressione economica, c’è ancora tutta.

Alla fine della carriera il personale scolastico avrà 40 anni utili a pensione con una posizione stipendiale corrispondente solamente a 37 anni. A meno che non si voglia convogliare le risorse del 30% successive al 2012, ancora una volta, in surroga agli scatti mancati. Il che sembra inverosimile.

Il dubbio, insomma, c'è tutto. Il decreto chiarirà l'enigma?

Per comunicare con il Coordinamento Docenti

o per essere iscritto al gruppo di discussione
inviare una mail all'indirizzo
docentiscuolapubblica@googlegroups.com

sabato 20 novembre 2010

Lettera aperta agli Alunni e ai loro Genitori da parte del Coordinamento degli Insegnanti del Liceo Scientifico Galileo Galilei di Perugia

Un gruppo di  43 professori del liceo Scientifico Galileo Galilei di Perugia  ha deciso di aderire alla protesta  del  Coordinamento degli  Insegnanti  che sta crescendo nelle scuole della Provincia come nel resto d’Italia contro la serie ininterrotta di provvedimenti che negli ultimi anni hanno riguardato la scuola statale italiana .
 Questi hanno portato ad una serie di disservizi che evidenziano  l’erosione della scuola pubblica mentre nel contempo aumentano i finanziamenti alle scuole private
Non dimentichiamo che la costruzione della REPUBBLICA DEMOCRATICA  dal dopoguerra ad oggi  è stata possibile grazie alla formazione del CITTADINO , un soggetto non solo in grado di leggere , scrivere e far di conto , ma di esercitare la scelta  con senso critico , di partecipare  al progresso civico e morale attraverso la difesa dei diritti per sé e per gli altri , di aspirare e contribuire al miglioramento secondo i propri meriti  e capacità.

GLI EFFETTI PIÙ GRAVI DEI PROVVEDIMENTI CHE CONTESTIAMO SONO SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI :

 1 - diminuizione  del numero di docenti tramite il blocco del turn-over, riduzione ( di fatto) delle nomine dei supplenti , limitazione delle nuove assunzioni :  gli alunni in alcune sezioni  sono costretti a  dividere gli insegnanti  con quelli di altre sezioni con il risultato di avere , invece di un solo docente  rispettivamente di Italiano e Latino o di Storia e Filosofia o di Matematica  e Fisica, ben due insegnanti per ogni coppia di discipline . Il risultato è didatticamente devastante per la parcellizzazione  dei rapporti , per l’organizzazione didattica  dell’orario settimanale ( infatti è un vero puzzle  l’elaborazione dell’orario ) , per  il sovraccarico di lavoro degli gli alunni ( l’insegnante che gestisce due discipline  riesce a conoscere meglio i propri alunni , a distribuire meglio i carichi di lavoro assegnati e delle  verifiche sullo stesso gruppo).

2-aumento di alunni per classe  specialmente nelle classi iniziali  : con un maggior numero di alunni da seguire gli interventi di recupero e l’individualizzazione dei rapporti didattici sono più difficili pertanto può aumentare l’insuccesso scolastico.

3- diminuizione del tempo scuola  e quindi compressione del diritto allo studio : la struttura dell’orario di cattedra introdotta da alcuni anni ( 18 ore frontali)  non consente di disporre delle ore di lavoro che ciascun docente esercitava per supplire i colleghi assenti ; inoltre sono diminuiti i finanziamenti per pagare eventuali supplenti precari pertanto in caso di assenza del docente titolare gli alunni vengono fatti uscire prima  o entrare dopo oppure le classi scoperte sono divise e distribuite in altre classi ( questa condizione è particolarmente  mortificante per gli alunni che vengono privati del loro contesto di rapporti rassicuranti  ma anche per coloro  nelle cui classi i primi vengono inviati , infatti la  lezione viene interrotta e comunque turbata da una situazione logistica non priva di conseguenze sul controllo della disciplina)


4- diminuizione del numero di collaboratori  scolastici  :
 la disponibilità finanziaria non sempre consente di  assumere supplenti  temporanei per i collaboratori assenti    pertanto , con tutta la buona volontà, il personale non riesce ad assicurare come prima l’igiene ambientale; inoltre la scuola non si può permettere più di tre giorni settimanali di apertura pomeridiana ( contro i 4 degli anni precedenti). Immaginiamo cosa significherà in termini di n. di ore pomeridiane per ogni alunno al momento dei corsi di recupero.

5- riduzione del numero dei tecnici di laboratorio :
 da alcuni anni sono attribuiti  al Galilei solo due tecnici , 1 per i laboratori informatici e per l’assistenza informatica agli uffici , 1 per i laboratori di Chimica e Fisica.. Si tratta di una consistenza numerica assolutamente mortificante per un liceo scientifico.

6- riduzione del Fondo d’Istituto e dei finanziamenti generali alla scuola :
il primo effetto si è già concretizzato nel fatto che quest’anno gli alunni dovranno pagare un contributo per le attività dei laboratori teatrali che fino all’anno scorso frequentavano gratuitamente;
sono diminuite dall’anno scorso le ore di apertura della biblioteca  scolastica per l’impossibilità di pagare i docenti addetti per il servizio prestato in più.


E’ con grande rammarico che aderiamo a questa  giusta protesta che non si esprime assolutamente contro alunni e genitori ma che tuttavia  ci costringe ad assumere decisioni che limitano l’offerta formativa di oggi per salvaguardare i livelli di oggi e di domani adottando i seguenti comportamenti:

1        sospensione della nostra partecipazione a viaggi di istruzione ( vengono salvaguardate le attività previste nella programmazione dell’offerta formativa : uscite didattiche , teatri , laboratori , partecipazione a convegni etc.)
2        sospensione dell’accoglienza di alunni di altre classi nella propria classe  durante le lezioni se questa non è oggetto di formale ordine di servizio che ci sollevi da responsabilità sulle condizioni di sicurezza
3         rifiuto di ore di insegnamento per la sostituzione dei colleghi assenti che superano l’orario di cattedra obbligatorio ( vogliamo l’assunzione dei precari)

Queste azioni  hanno lo scopo  di additare a tutti i cittadini ciò che in modo silente sta avvenendo da anni nella scuola e che i docenti hanno cercato di tamponare finora  con il proprio spirito “missionario”, ma che è venuto il momento di rendere evidente in tutte le sue conseguenze lesive del diritto allo studio.
 Cari Alunni , cari Genitori è per voi , per i nostri figli , per i vostri e per le  generazioni di domani che assumiamo con grande rammarico queste azioni di protesta che pensiamo possano suscitare finalmente attenzione verso la scuola  da parte dell’opinione pubblica .

Professori firmatari :         
    Isabella Campanile , Lucia Neri , Anna Bigozzi, Tiziana Fermani , Patricia Gustuti, Carla Martellotti, Cecilia Gubbiotti , Anna D’Avino , Michele Calcagno , Marida Vitulli , Daniela Segoloni, Elvira Rongoni , Stefano Paparelli, Jumara Ricciarello , Micaele Brunelli , M. Rita Maddio, M. Grazia Montanari, Giovanni Trequattrini , Carla Caporali, Marinella Cirimbilli, Daniela Ambrosi , Alessandra Pitteri , Enrico Mercati , Giovanna Cascia, Francesco Gaggia , M. Paola Bini, M. Giovanna Balloi, Martinangeli Serena , Massimo Fico , Francesca Maso , Fulvio Cosimi, Francesca Goracci , Anna De Lauretis, M. Vittoria Adami, Beatrice Garofoli , Rossella Spina , Daniela Di Natale , Lorena Falcinelli , Luciana Cucchiaroni , Pierpaolo Pellegrino , Marcella Mariotti , Leonella Sonno.

Astensione dei docenti da viaggi di istruzione e sostituzioni.


Dati sulle adesioni 
comunicati nella riunione  del 19 novembre:
Liceo Classico Mariotti:  100%
Liceo Scientifico Galilei: 52%
Liceo Artistico: 52%
ITIS Volta: 60%
ITAS G. Bruno: 65%
Scuola media Grecchi: 100%
Scuola primaria Cannara: 100%
Liceo Scientifico Alessi: 70%
Liceo Pieralli: 27%
IPSIA Orfini Foligno: 25%
Istituto Tecnico per geometri Perugia: 100%
Liceo Properzi Assisi: 87%
    
Preghiamo di comunicare modifiche o informazioni ulteriori come commento a questo post o all'indirizzo di posta elettronica del gruppo di discussione Docenti Scuola Pubblica Perugia: docentiscuolapubblica@googlegroups.com

martedì 16 novembre 2010

17 novembre Giornata mondiale dello studente -PARTECIPIAMO ALLE MANIFESTAZIONI

Da un blog di studenti: “Il 17 Novembre del 1939 gli occupanti nazisti uccisero 9 studenti all'Università di Praga e i loro insegnanti. Il 17 Novembre del 1973 un carro armato abbatté il politecnico di Atene per reprimere la rivolta studentesca contro la dittatura militare. Il 17 Novembre 1989 in Cecoslovacchia la commemorazione del '39 divenne l'inizio della rivolta contro il regime”.
Nel 2004 l’assemblea studentesca mondiale, riunita al Forum Sociale Mondiale di Bombay, India, ha lanciato, per la data del 17 Novembre, una mobilitazione internazionale sui diritti degli studenti e sull’accesso al sapere; da allora questa data si è caratterizzata come un Primo Maggio degli Studenti. 


A Perugia il 17 novembre:

  • Flc Cgil : sciopero della prima ora per il settore della conoscenza: scuola, conservatori e accademie.
  • Onda Perugiaore 14 da Piazza Partigiani manifestazione per il diritto allo studio. "La manifestazione terminerà a Piazza IV Novembre con interventi di precar* della scuola, ricercator*, borsist*, tutt* accomunat* dalla volontà di rispondere insieme all’attacco ai nostri diritti".
  • Altra scuola: ex Borsa Merci, ore 18.30 incontro con Iacona per parlare di scuola e università pubbliche


lunedì 15 novembre 2010

Comunicazione ai Consigli di Classe del Liceo Scientifico Alessi

La protesta degli insegnanti (astensione da viaggi di istruzione e da attività aggiuntive) in atto in questi giorni, sta assumendo nella provincia di Perugia dimensioni sempre più ampie. Il liceo classico, ad esempio, ha raggiunto il 100% di adesioni.
La stessa iniziativa si sta rapidamente diffondendo in tutta Italia (Torino, Bologna , Firenze, Roma, Catania,…).  Per il 15 dicembre è prevista a Firenze una manifestazione regionale indetta da CGIL, GILDA e CISL.
Si tratta di una protesta del tutto trasversale e per una volta lontana da schieramenti di partito che raccoglie il sempre maggiore malessere diffuso nella scuola italiana.
I viaggi di istruzione, benchè collegati all’attività didattica, a fronte di un impegno di 24 ore su 24, dopo l’azzeramento dell’iindennità di missione, non vengono riconosciuti in alcun modo dall’amministrazione.
Dopo essere stati sempre più marginalizzati e maltrattati, considerati fannulloni dal tam tam mediatico, dopo aver subito tagli agli organici, incremento degli alunni per classe, tagli alla retribuzione, blocco degli scatti di anzianità, quale senso può ancora avere per gli insegnanti accettare tali carichi di lavoro?
Si tratta della forma più evidente di volontariato. La decisione di astenerci dai viaggi non è stata una scelta facile perchè ci sta a cuore il nostro lavoro, perchè ci stanno a cuore i nostri allievi, perchè rinunciamo ad un’attività che è sicuramente tra le più significative per la crescita dei nostri studenti.
Viviamo in una scuola che si regge, nonostante i governi, sempre più sul lavoro, la passione e la professionalità dei docenti e su forme più o meno latenti di volontariato. Ma quanto possiamo ancora sostenere le varie forme di lavoro sommerso? Quanto può ancora essere di qualità una scuola che continua a subire tagli di fondi essenziali per il funzionamento, con classi sempre più numerose, che non riesce a garantire le ore di lezione dichiarate perché non ci sono soldi per i supplenti, che non ha laboratori funzionanti per mancanza di tecnici?
Si tratta in definitiva di disprezzo da parte dei governi verso la scuola e la sua offerta formativa. Siamo invece convinti che essa debba essere ancora il luogo dove si possa educare, insegnare, crescere. E’ importante difendere una scuola pubblica, di qualità, per tutti, che torni ad avere il ruolo centrale che le compete nella società.

Chiediamo a tutte le componenti dei consigli di classe di sostenere la nostra protesta non aderendo a stage (linguistici o sportivi) e viaggi d’istruzione.

Ci chiediamo inoltre: è opportuno, dopo la decurtazione di ore di lezione, per effetto della riforma, e il considerevole aumento di ore scoperte per mancanza di sostituzioni, sottrarre ulteriore tempo all’attività didattica curricolare?

Iinfine, non organizzando viaggi di istruzione in questo periodo di crisi economica, forse solleviamo anche le famiglie dall’impegno gravoso di sostenerne le spese.


RSU del Liceo scientifico “Alessi”
Coordinamento docenti per la scuola pubblica di Perugia 

giovedì 11 novembre 2010

Da Il Corriere della Sera - 6 novembre 2010

Il ruolo della scuola pubblica

Intervento di un insegnante del Liceo Classico Mariotti all'assemblea del 4 novembre

1.Quale è il ruolo attuale della scuola
Quando abbiamo promosso nella mia scuola (liceo classico Mariotti) la raccolta di firme per l’adesione alla protesta di sospensione dei viaggi d’istruzione e ho visto con stupore che ben oltre il 70% dei colleghi avevano firmato il documento, mi sono chiesta perché, la scuola tradizionale per eccellenza, fosse disponibile ad una tale protesta con adesioni così numerose.
Certo le ragioni sindacali sono forti (blocco degli scatti di anzianità, sottrazione di risorse per il funzionamento, per le sostituzioni..) ma non sufficienti a spiegare. Poi ho pensato che fosse stato compreso il rischio che, per questo tipo di liceo, consegue dal “Riordino” voluto dal Ministro. La cancellazione dei corsi sperimentali (storico artistico, linguistico, informatico, oggi a pagamento) rischia appunto di condannare il classico a rimanere una scuola del passato, che non permette ai suoi studenti quella alfabetizzazione funzionale (nuove tecnologie e lingue) necessaria oggi a completare la tradizionale e pur valida formazione di base sulle competenze logico – linguistiche – matematiche. I dati ci dicono che c’è stato un crollo d’iscrizioni vicino al 30%. Ma anche questo non è sufficiente a spiegare.
Credo che abbia ragione Domenico Starnone: “Il docente è stato sempre più lasciato solo, in strutture inadeguate, con mezzi inadeguati, con una formazione inadeguata e, nel tempo, gli è diventato impossibile, da una parte,  tornare alla vecchia funzione di selezionatore classista, e, dall’altra, si è trovato nell’impossibilità di lavorare in una scuola in grado di assicurare davvero il diritto di tutti ad un’istruzione elevata per superare l’ostacolo della disuguaglianza economico sociale”.
Alla scuola pubblica oggi non viene più affidato seriamente alcun compito!!!
2. I dati sulla scuola italiana
I dati che Tullio De Mauro ha recentemente, di nuovo, snocciolato sono decisamente più cupi di ogni più nera previsione. In breve: il 70% degli italiani fatica a leggere e scrivere. Nel dettaglio: il 5% è assolutamente analfabeta, il 33% stenta a decifrare un semplice articolo di giornale, e un altro 33% sta slittando nelle sabbie mobili dell’analfabetismo. Sette italiani su dieci non possono ragionare, perché non riescono a trovare le parole giuste, e soffrono per questa mutilazione. Sette italiani su dieci non capiscono i discorsi degli altri, non colgono i nessi, i passaggi, il senso delle parole.

Lisbona 2020 (fallimento di Lisbona 2010) ci detta gli obiettivi da raggiungere entro il 2020:
·       scendere dall’attuale 22% di abbandono dopo la 3° media al 10%,
·       aumentare del 15% (tra i 25 e i 64enni) la partecipazione al “apprendimento permanente”,
·       95% di frequenza alla scuola materna,
·       Almeno 85% oltre la soglia minima di comprensione della lettura, matematica e scienze,
·       Almeno il 40% dei 30enni laureati.

3.Le risposte (alcune) del Ministro ai problemi della scuola
·       Aumento del numero degli alunni nelle prime classi; soppressione dei corsi sperimentali; fine dell’autonomia, taglio delle risorse per le attività di sostegno e recupero e per le supplenze, una diminuzione del numero di ore e di giorni di lezione effettivi per gli studenti. 
·       Nella “legge di stabilità”(la finanziaria), con un colpo secco il governo ha abolito la gratuità dei libri di testo nella scuola elementare per il 2011 e ridotto di oltre il 75% i fondi per le borse di studio nelle università. Un attacco sprezzante al diritto allo studio e allo stato sociale.
·       La maggioranza ha approvato definitivamente la legge “collegato-lavoro”, in cui è previsto che l’età minima per entrare nel mondo del lavoro si abbassa dai 16 ai 15 anni. Si conferma che l’obbligo d’istruzione si può assolvere anche nell’apprendistato. Non c’è nessun altro paese nel mondo che nel 2010 abbassa l’età di ingresso nel lavoro. (Finanziaria Prodi 2007: obbligo istruzione per 10 anni, accesso al lavoro 16 anni).
·       L’atto con il quale il Sindaco di Adro ha fatto collocare nella scuola i simboli del suo partito è sicuramente illegittimo, ma è espressione di un’idea di scuola come bene privato, come proprietà di una parte. La scuola è invece un “bene pubblico” di tutti e quindi senza simboli di parte.
·       “Fuori i bambini disabili dalle scuole perché disturbano e costano troppo” (Assessore all’istruzione del Comune di Chieri). «Classi separate per disabili, le persone disabili ritardano lo svolgimento dei programmi scolastici». (Fontanini, presidente della Provincia).
·       Il “codice disciplinare per i dirigenti scolastici” è pienamente operativo, “il dipendente si deve astenere da dichiarazioni pubbliche che vadano a detrimento dell’immagine dell’amministrazione”.
4. Di che cosa c’è bisogno
Chiediamo ai sindacati di ritrovare l’unità ( altre forme di protesta dopo la “legge di stabilità”)
Alla politica di disegnare una visione progressista che guardi lontano.
Agli Enti locali di trovare una forma di rappresentanza che dia voce alla scuola ( non solo ai Dirigenti scolastici) per superare il rischio di un’autonomia autoreferente e fallimentare.

   La scuola combatte una guerra impari con i disvalori che la società trasmette. Non ci sarà mai una buona riforma della scuola se il progetto di riforma non riguarderà la società nel suo sguardo d’insieme (pensiamo alla TV, al suo ruolo nefasto, a Popper a e alla sua proposta di “una patente” per chi fa la TV).
Ridare ruolo alla scuola pubblica come luogo privilegiato in cui si realizza una sana socializzazione dei giovani, come fabbrica di conoscenza contro ogni fondamentalismo, come luogo, forse unico dove i giovani possono costruire un progetto per il futuro (rispetto al mondo delle “passioni tristi”), dove i sintomi del disagio sociale si manifestano ma dove al disagio si può rispondere con il “mondo delle idee”, cioè con i temi della filosofia, della scienza, della tradizione e della scoperta, del sapere, che sono i migliori antidoti alla crisi valoriale delle giovani generazioni.
… dove i docenti, che per la maggior parte lavorano per passione, tornino ad essere considerati una grande risorsa, un esercito di intellettuali per il loro Paese.

La Riforma “epocale” della scuola pubblica italiana

Intervento di un insegnante del Liceo Scientifico Alessi all'assemblea del 4 novembre


Con questo intervento intendo  ripercorrere brevemente le tappe principali  dei provvedimenti normativi riguardanti la scuola che hanno condotto alla situazione attuale, per riflettere sulle motivazioni (pedagogiche o economiche) che li hanno ispirati.
Negli ultimi due anni i provvedimenti hanno riguardato  sia il trattamento del personale che l’ assetto stesso scolastico.
Già il DL 112 del 2008, poi convertito nella legge 133, prevedeva tagli alla scuola per 8 miliardi di euro, in sostanza il taglio di 130000 posti di lavoro, 87000 docenti e 43000 ATA.( I primi a pagare saranno i precari) Per raggiungere questo obiettivo il decreto proponeva di ripensare tutto l’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico del sistema scuola. In particolare prevedeva:
-         la ridefinizione dei curricula nei diversi ordini di scuola, meno ore e meno materie per tutti  
-         la revisione dei criteri di formazione delle classi: in sostanza l’aumento del numero degli alunni per classe;
-         la revisione dei criteri per la determinazione degli  organici (saturazione delle cattedre a 18 ore e oltre),
-         la rimodulazione didattica della scuola primaria;
Sono significativi l’Art. 67.nel quale ,sotto il titolo “contenimento della spesa per il pubblico impiego”, il Governo interviene in materia di contrattazione fissando i tassi di  inflazione programmata intorno all’1,5% annui, a fronte di un’inflazione reale del 3,8%, e l’Art. 71 che contiene un generale inasprimento delle normative che riguardano la malattia   (nei primi dieci giorni viene riconosciuto solo il trattamento fondamentale e non quello accessorio fisso e ricorrente)
I primi interventi normativi (1 settembre 2008)  cancellano il modulo e reintroducono il maestro unico nella primaria, ripristinano il voto in condotta e la valutazione in decimi
Provvedimenti che vogliono avere  la parvenza di introduzione di maggiore rigore nella scuola, ma
non hanno alla base alcun  progetto pedagogico

Il 20 marzo 2009 nelle  “norme  per la riorganizzazione della rete scolastica” viene fissato il numero minimo di alunni per classe che nelle prime classi delle superiori è di 27 e nelle altre classi  non devono scendere sotto ai valori del’l a.s. precedente
A settembre 2009 vengono rivisti i quadri orari della scuola primaria

Il 4 febbraio 2010 è la data in cui il Consiglio dei ministri dà il via libera alla riforma che riordina l'istruzione secondaria superiore.. «riforma epocale», a detta del ministro  Gelmini
 Il 14/09/2010  ScuolaOggi scrive: -Meno scuola per tutti: il principio "pedagogico" della riforma Tremonti-Berlusconi-Gelmini.- Con la L.133/08 si gettarono le basi del più epocale massacro delle risorse umane e finanziarie che la scuola abbia mai conosciuto”. Il governo vuole applicare subito la riforma anche  se bisogna arrivare a luglio 2010 per avere le linee guida per tutti gli ordini di scuola, anche se nessuna forma di aggiornamento è prevista per gli insegnanti che devono attuare la riforma . Abbiamo una scuola riformata che non prevede nessuna formazione del personale che vi opera.

Intanto la manovra economica di Maggio 2010 stabilisce che fino al 2013 sono congelati gli aumenti degli stipendi dei dipendenti pubblici -per gli insegnanti si tratta dell’unica forma di avanzamento di carriera – con ripercussioni sui trattamenti di fine servizio e sulla pensione.

Non è un caso che il Presidente della Repubblica intervenga  più volte sui tagli alla scuola e alla cultura. A Giffoni(Salerno), in occasione di un premio cinematografico, il 15 settembre 2010, afferma:"Servono più risorse per la scuola.. Bisogna investire di più nella cultura  " Al Quirinale  (21 settembre 2010), nella cerimonia di inizio dell'anno scolastico,il capo dello Stato chiede di riformare la scuola "sanando squilibri, disparità, disuguaglianze" e ammonisce:“I Tagli non colpiscano l'Istruzione"

Un ultimo dato.E’ di settembre 2010 la pubblicazione dell’OCSE della percentuale di PIL destinata all’istruzione: L’Italia con il 4,7%, è il penultimo paese del Mondo, seguito solo dalla Slovacchia. La media OCSE è del 5,7 e in alcuni paesi si arriva quasi all’8%

In questo quadro di vero e proprio smantellamento si inserisce la protesta in atto -  consistente essenzialmente  nel blocco dei viaggi di istruzione e nell’astensione da attività aggiuntive.
Dopo aver subito
tagli all'organico,
incremento degli allievi per classe,
tagli alla retribuzione,
blocco degli scatti di anzianità
quale senso potrebbe ancora avere l'accettazione di carichi di lavoro come quelli richiesti nei viaggi di istruzione che a fronte di un impegno di 24 ore su 24, dopo l'azzeramento delle indennità di missione non vengono riconosciuti in alcun modo dall’amministrazione.
Per quanto, dunque, il rifiuto di effettuare le gite possa sembrare impopolare nei confronti degli studenti, è forse una di quelle misure che meglio si prestano ad una articolata e convincente argomentazione e che possono servire proprio a sensibilizzare studenti e genitori sullo stato in cui versa la (loro e nostra) scuola.
 A livello locale la protesta che si sta rapidamente allargando a quasi tutta la provincia. Abbiamo l’adesione di quasi tutte le scuole di Perugia. E’ di ieri la notizia dell’adesione del Liceo Scientifico di Spoleto  A livello nazionale lo stesso tipo di protesta sta crescendo, in molte città  ( da Torino a Milano , Firenze, Roma, Napoli, Catania) A Firenze si è arrivati addirittura ad una manifestazione regionale per il 15 dicembre. L’aspetto importante della protesta è che vuole raccogliere l’adesione di tutti coloro  che, pur con diversità di posizioni,intendono impegnarsi in difesa della scuola pubblica per invertire il processo di distruzione in atto. Con questo spirito è nato il Coordinamento dei Docenti per la Scuola Pubblica di Perugia che ha organizzato l'iniziativa di oggi.

Far sentire la voce degli insegnanti

Intervento di un insegnante dell'Alessi all'assemblea del 4 novembre


Credo che l’aspetto più positivo di questa iniziativa – che io definirei una sorta di risveglio dei docenti italiani – sia proprio l’opportunità di far sentire finalmente la voce/le voci degli insegnanti. Si sente spesso parlare di scuola dai mass media, ma il fatto sorprendente è che di scuola non parlano quasi mai i docenti che la vivono quotidianamente; di scuola parlano le forze politiche, le forze sindacali o non meglio qualificati esperti che si improvvisano tuttologi. Le discussioni sulla scuola restano poi spesso in superficie; si parla molto poco di fatti, di realtà concrete e si preferisce lo scontro sul puro piano dell’ideologia spesso mediante l’utilizzo di facili slogan che non dicono nulla.
Ecco, qui, in questa sede, io voglio rappresentare la voce della scuola, della mia (il Liceo Scientifico ‘G. Alessi’) e, presumo, di molte altre perché i problemi sono purtroppo simili.
La scuola italiana è nella grande maggioranza dei casi un edificio malmesso e improvvisato. Le aule sono anguste e mal ridotte, gli spazi comuni scarsi, le mense pressoché inesistenti. Dal punto di vista edilizio e da quello degli arredi (sostanzialmente lavagna e gesso), non molto è cambiato rispetto ai primi del 900. Gli studenti che hanno avuto l’opportunità di viaggiare nell’ambito di qualche progetto europeo hanno potuto constatare con amarezza la differenza abissale che esiste, semplicemente a livello di spazi e strutture, fra una scuola italiana e una scuola europea.
Ma il problema edilizio è solo uno dei tanti. La scuola pubblica italiana sta ormai vivendo da anni in uno stato di precarietà assoluta grazia a politiche educative mirate semplicemente ai tagli, al risparmio. Si risparmia persino sulle saponette e sulla carta igienica, tanto per rendere l’idea. La politica dei tagli, nell’arco di circa 10 anni ha prodotto tutta una serie di  conseguenze che riassumo brevemente:
1.            aule sovraffollate ai limiti della decenza. L’aumento del numero d alunni per classe (anche 30 – 33 studenti in alcune realtà) non è stato certo accompagnato dall’aumento dello spazio disponibile che resta nella maggior parte dei casi angusto e disagevole;
2.            negazione sistematica del diritto allo studio. Quando il docente titolare è assente (anche gli insegnanti sono esseri umani e si ammalano), non ci sono più docenti a disposizione per poter sostituire l’insegnante assente all’interno della scuola. Gli studenti entrano più tardi o escono prima senza alcuna possibilità di recuperare quanto perso. Un supplente temporaneo può essere chiamato solo per assenze superiori ai 15 giorni e la procedura burocratica per il reperimento del supplente è lunga e cervellotica per cui spesso i tempi si dilatano;
3.            difficoltà ad utilizzare i laboratori in maniera proficua e continuativa grazie – si fa per dire- al taglio del personale addetto ai laboratori;
4.            riduzione delle ore di lezione grazie all’operazione di restyling fatta dalla Riforma della Scuola Secondaria Superiore che è soprattutto mirata al contenimento della spesa per la scuola pubblica. Faccio solo due esempi tratti dalla mia esperienza di insegnante di Inglese in un Liceo Scientifico: due sperimentazioni di qualità quali il PNI (Piano Nazionale d’Informatica)  e il Corso DLS (Doppia Lingua Straniera)  sono state di fatto abolite, causando in tal modo una significativa riduzione dell’offerta della scuola. Va notato che la soppressione della sperimentazione linguistica nei licei scientifici va contro tutte le indicazioni dell’Unione Europea in materia educativa (che sostiene la centralità dell’apprendimento di almeno due lingue straniere). Nel nostro liceo siamo riusciti a mantenere l’opzione doppia lingua straniera grazie alla cosiddetta flessibilità (cioè alla riduzione del monte ore di una disciplina in favore della seconda lingua straniera); si tratta comunque di un aggiustamento dovuto alla buona volontà ed alla disponibilità dei docenti. Per quanto riguarda l’insegnamento dell’inglese vorrei smontare qui un mito ampiamente celebrato dai media. Non è affatto vero che con la Riforma le ore di inglese sono aumentate in tutte le scuole; nei licei scientifici, ad esempio, sono diminuite da 17 a 15 ore nel corso del quinquennio!
5.            impoverimento e svilimento del ruolo dell’insegnante tramite una politica di attacco sistematico del ruolo ed una pesante riduzione del reddito (attraverso il blocco dei rinnovi contrattuali e la sospensione dei cosiddetti ‘gradoni’, cioè scatti stipendiali legati all’anzianità di servizio). Un insegnante impoverito è un insegnante che non può spendere in libri, che non può aggiornarsi, che non ha più occasione di approfondire e ampliare le proprie conoscenze. Un insegnante povero e umiliato è anche, purtroppo, la cartina al tornasole dell’irrilevanza che un paese attribuisce alla scuola pubblica, cioè alla scuola di tutti, la scuola che ha per statuto la formazione di cittadini e cittadine che sappiano partecipare in maniera consapevole alla costruzione della società di domani.
Insegnanti impoveriti e studenti deprivati, studenti i cui diritti all’ istruzione sono costantemente negati, sono il simbolo della scarsissima attenzione che la politica riserva alla scuola, della mancanza di investimenti sistematica, dell’assenza di una visione, di un progetto per il futuro di questo paese.
Potrei citare molti altri aspetti, ma non voglio correre il rischio di ripetere dati/problemi già sentiti nel corso di questo incontro. Auspico che questa prima iniziativa possa veramente segnare una piccola svolta per il mondo della scuola e che l’opinione pubblica ricominci a sentire – anche in maniera critica – la centralità del problema educativo nel nostro paese.

Lorella Marini
Insegnante di Inglese
Liceo Scientifico ‘G. Alessi’’ - PERUGIA

"avvertire il senso di responsabilità…. "

Intervento di un genitore all'assemblea del 4 novembre


Che cos’e’ una RIFORMA?
Non è niente altro che una soluzione mediana tra la CONSERVAZIONE e  RIVOLUZIONE.
Io ho una mia idea, una mia visione di quello che dovrebbe essere il percorso che conduce alla Riforma della Scuola. Perché è di riforma della scuola che parliamo non del settore delle acque minerali e quindi il percorso non è secondario, non è mera formalità.
La scuola che oltre ad essere un settore delicato e pieno di sfaccettature, è anche di fondamentale importanza per un paese civile, soprattutto e sottolineo soprattutto, in un difficile momento politico/economico come quello in cui oggi versa l’Italia.

Se c’è una via d’uscita da questa crisi, accantonando l’idea che pare covare nella mente di qualche “grande” manager che pensa di risolvere tutto importando dalla Cina non solo merci ma anche il diritto del lavoro, questa via, priva di alternative credibili, passa unicamente per la strada dell'arricchimento culturale, della formazione civile e professionale che solo una scuola di livello può garantire.
Allora, per tornare alla mia visione, il processo naturale da seguire è semplicissimo: le parti in campo sono di elementare individuazione, uffici scolastici, docenti, studenti, ata, genitori ed enti territoriali. Ci si riunisce a livello locale, poi a livello regionale e quindi a livello nazionale. Sul tavolo ci saranno tante proposte, qualche scontro dialettico, qualche scelta di compromesso ma sicuramente tanto, tantissimo materiale in mano a coloro che dovranno necessariamente poi fare sintesi per giungere al provvedimento di legge.
Non ho volutamente inserito nell’iter il soggetto “Ministero delle Finanze”, per la sostenibilità finanziaria, perché do per scontato il clima di tale iniziativa così partecipativa sia costruttivo e che non potrebbero in nessun modo emergere istanze assurde o ridicole come ad esempio le famose lavagne “touch”.
Un processo con queste caratteristiche garantirebbe che le proposte sul tavolo rappresentino le reali necessità della base e non gli interessi di pochi.
Io non immagino possa esistere un processo diverso, ma allora mi si pongono degli interrogativi ai quali, sinceramente, non so se la risposta che mi sono dato è quella giusta.
È un problema ideologico? Meramente finanziario? Di presunzione? Di autoritarismo? Dirigismo?
Io, mi spiace, non credo in tutto ciò, non credo (almeno in parte) alla teoria del complotto contro la scuola pubblica ma piuttosto in una pura e semplice quanto disarmante inadeguatezza.

Ieri, cercando di approfondire l’argomento, sono andato nel sito internet del ministero e mi sono letto il curriculum vitae della Ministra. Per il periodo prima della fase politica, subito dopo la data di nascita, sta scritto “avvocato, specializzata in diritto amministrativo”. Certo non pensavo di trovare gli hobby o il film preferito….. dato però che tutti noi sappiamo dove si è abilitata alla professione e perché……. mi sarei atteso che proprio l’abilitazione professionale fosse in qualche modo “mascherata”.

Pare quindi evidente che i posti considerati chiave, le priorità individuate, siano ben altre ed in certi ministeri siano finiti soggetti nominati sulla base di misteriosi criteri che non ci è dato conoscere.
Possiamo solo tentare di indovinare. 
Gli esercizi di intuizione sono però troppo facilmente influenzabili dal gossip quotidiano e si rischia unicamente di cadere o meglio scadere in un terreno già folto di protagonisti.
Per tornare alle qualità del nostro ministro basti vedere, al di là delle procedure di condivisione delle scelte (appunto nulle), come anche il processo di emanazione faccia acqua da tutte le parti. Ma questo, devo dire, è un discorso trasversale, un nuovo modus operandi.
Allora da genitore, parte in causa, mi verrebbe da dire, mi piacerebbe poter dire, che questa riforma è irricevibile non per quello che dice e quello che non dice, non perché danneggia me e mio figlio ma perché chi è stato deputato a predisporla è un incompetente.

Ma se scuola e futuro sono due parole legate da un vincolo indissolubile questo significa che chi non investe nella scuola non guarda al futuro e di converso chi guarda al futuro non può che investire nella scuola.

Si sente parlare solo di budget, di quadratura di bilancio, di rami secchi, punto di pareggio.  Ma questi sono termini aziendali, business.
Vi immaginate un paese in qualsiasi parte del mondo dove il bilancio della scuola pubblica possa essere in attivo (finanziario)?

Dobbiamo solo intenderci: lo Stato a quale modello di riferimento è più prossimo, famiglia o impresa?

Io ho la mia idea, evidentemente minoritaria. Io dico la famiglia, un modello in cui il ramo secco da tagliare è il vizio, l’orpello, il superfluo; dove la solidarietà è senso stesso dell’esistenza e dove le scelte sono fatte nell’interesse e nel rispetto di tutti. Dove i benefici appartengono a tutti ed i sacrifici vengono condivisi. Dove il debole viene aiutato a crescere e il forte a cogliere le proprie opportunità.

Possiamo accettare questa visione dello stato/azienda, dove chi è al vertice si comporta come in un consiglio di amministrazione sia in termini operativi che valutativi? Possiamo accettare questa attività di divulgazione programmatica e consuntiva che non è altro che pubblicità ingannevole con gli stessi termini e le stesse modalità di quello che vende i coltelli che tagliano tutto o la pedana vibrante che fa dimagrire?

Vado nel sito del ministero e leggo “più qualità meno quantità”. Ma di che parliamo di sugo pronto?
“Più qualità meno quantità” mi offende intanto perché è appunto uno slogan decontestualizzato e poi perché è falso come una banconota da due euro.
Mentre più qualità è tutto da vedere ed  è una prospettiva a lungo termine,  intanto meno quantità di denaro è certo ma è anche certo più quantità di alunni in una classe; meno quantità di insegnanti e però, un valido contrappeso, più quantità di lavagne touch.

Ma mi sono ripromesso di non fare “l’elenco della spesa”, non mi interessa dire questo mi piace e questo non mi piace.
Questo è!
C’è una maggioranza ed un Ministro che a mio avviso è, torno a dire, inadeguato ma che è stato messo al suo posto in seguito ad un democratico processo di scelta che la maggioranza degli italiani ha liberamente operato.

Una proposta? Una soluzione?
Confesso un senso di impotenza quasi mortificante.

Spero solo che questa nuova generazione faccia tesoro di questa protesta e sia stimolata a crescere e formarsi per contribuire a cambiare il Paese.
Purtroppo ragazzi e dico purtroppo, oltre ai tanti diritti che vi vengono negati vi si toglie la possibilità di scegliere.
Soprattutto a quei ragazzi dotati in grado di dire la loro nella società del futuro, di divenire classe dirigente, il genitore non ha più la possibilità di dire “scegli il lavoro che vuoi, anche l’ultimo degli ultimi, purché tu sia felice”. Ognuno, per usare un espressione di Napolitano, deve “avvertire il senso di responsabilità…. e mettere in campo ogni propria risorsa per il bene più alto che è quello dell’Italia”.

CONTRO LA DITTATURA DELL’IGNORANZA

 Intervento di un insegnante dell'ITIS "Volta" all'assemblea del 4 novembre   

Attenzione al pericoloso convincimento che questa non sia un riforma della scuola ma siano solo tagli indiscriminati mascherati.
Stiamo attenti, perché in questo momento in Italia si stanno distruggendo tre pilastri fondamentali del mondo occidentale democratico: conoscenza, pensiero, informazione.
Stiamo assistendo alla loro sistematica destituzione di senso.

Questa riforma ha un preciso obiettivo: distruggere il sistema dell’istruzione in ogni suo segmento: dalla scuola elementare all’Università.
L’obiettivo è la dittatura dell’ignoranza.
Questo governo, come ha detto qualcuno, ha sdoganato l’ignoranza. Ne ha
affermato l’orgoglioso diritto.
Questo governo, più di tanti altri, disprezza i saperi ed i loro cultori, gli insegnanti, ma anche i loro fruitori: gli studenti e le famiglie.
Questi vecchi al potere stanno compiendo sui giovani un genocidio culturale, stanno uccidendo i loro figli. Stanno facendo fuori il futuro.

Oggi dobbiamo chiederci: qual è il futuro del sapere in questo paese triste e disorientato in cui la classe dirigente sta disintegrando le parti vitali della società?

C’è una generale mancanza di senso nei giovani che per questo vivono una crisi nella crisi.
Li si elimina selettivamente dalla scuola: l’obbligo è sceso a 15 anni, si diminuiscono le ore di insegnamento e l’uso dei laboratori, si lasciano cadere a pezzi le aule, i genitori verniciano, aggiustano, acquistano materiale scolastico e comprano pure la carta igienica…

Ai giovani fuori dalla scuola non si offre un’alternativa se sono poco motivati e una occupazione se si diplomano con successo.
I migliori o i più ricchi se ne vanno e diventano un valore per le altre nazioni.         
Per chi resta, questo paese offre loro la dittatura dell’ignoranza, fatta dal governo del  “fare”, anche senza conoscere e sapere.  Ciò genera la pericolosa illusione che della cultura si può fare a meno.

Lo dimostrano i tagli alla cultura. Musei, biblioteche, teatri, cinema, istituzioni accademiche, non hanno più finanziamenti.

Ma risulta evidente anche la crisi di una informazione che passa solo attraverso la televisione, agenzia formativa imperante tra i nostri studenti e i nostri figli. Non c’è ormai format di intrattenimento televisivo che non abbia come obiettivo quello di diffondere l’ignoranza. Le notizie vengono date e smentite, quello che era vero ieri, oggi non lo è più. Si promette ciò che non si può mantenere. Si mente sapendo che non si verrà smentiti.
Che importa: tanto si è nel mondo illusorio della rappresentazione per immagini.
Il sapere e il pensiero non passano più attraverso il testo scritto, la lettura ad alta voce o mentale. Queste capacità richiedono uno sforzo di analisi che molti non sanno più fare. Il linguaggio comune si impoverisce ed il pensiero langue.

Ovvio che la scuola e la famiglia siano impotenti ed escano sconfitte da questa dittatura dell’ignoranza.
Ma in realtà: a chi importa della scuola e della famiglia?
Perché c’è tutto questo assordante silenzio intorno ad esse?
Forse perché scuola e famiglia non servono più a nessuno. O forse perché ancora resistono ed esistono, malgrado tutto.

Ma i tagli alla scuola parlano chiaro. Dimostrano che si può fare a meno di insegnare ai giovani ad imparare a vivere, come diceva Rousseau nell’Emile.
Insegnare è una missione laica, è un mestiere in cui si aiutano gli altri. Come fanno i medici, gli avvocati, i pompieri, le forze dell’ordine, la magistratura.

Eppure nessuna categoria del pubblico impiego è stata colpita così duramente come quella dei docenti. Non è un caso che si attacchino gli insegnanti, il loro ruolo sociale e la loro integrità culturale. Che si tolga loro una dignità economica, un futuro occupazionale, un giusto riconoscimento degli anni di lavoro.

La scuola non serve più a nessuno ma sa ancora:
·     costruire cognizioni unitarie e coerenti;
·     trasmettere l’identità e l’unità della nazione;
·     richiamare i valori fondanti della Costituzione italiana.

Gli insegnanti italiani da nord a sud, questo lo sanno bene.
Lo sanno un po’ meno bene i genitori e l’informazione. Fino ad ora è un po’ mancata, troppo presa dai problemi del premier.
Se vuole aiutare questo paese a ritrovare il sapere ed il pensiero,contro la dittatura dell’ignoranza deve giocare la partita della democrazia.

Ma è una partita che dobbiamo giocare tutti insieme.


ITIS A.VOLTA
Novembre 2010