giovedì 4 novembre 2010

Comunicato stampa

Coordinamento docenti  per la scuola pubblica
2 novembre 2010

Anche a Perugia e provincia sta montando, come in tutto il Paese, la protesta degli insegnanti di ogni grado e ordine di scuola contro i tagli del governo che riducono la qualità dell’offerta formativa. È tempo che i genitori conoscano le difficoltà in cui oggi si svolge l’attività didattica dopo la “razionalizzazione delle risorse” nella scuola primaria e secondaria.
Per questo abbiamo organizzato un’Assemblea cittadina che si svolgerà nella Sala della Partecipazione di Palazzo Cesaroni (Consiglio regionale) il 4 novembre alle 16.00  alla quale invitiamo la stampa, le televisioni e soprattutto i cittadini.
L’iniziativa, nata in parte spontaneamente e in parte guidata dai sindacati, vuole comunicare alla stampa e all’opinione pubblica l’adozione di nuove forme di astensione dal servizio. Noi continueremo a garantire il regolare svolgimento dei compiti connessi ai doveri contrattuali (lezioni, attività collegiali, azioni connesse alla realizzazione dell’offerta formativa) ma ci asterremo da tutte le altre attività non obbligatorie (come sostituzioni, prestazioni eccedenti) e, con profondo rammarico, anche dal programmare viaggi di istruzione,  visto che è stata cancellata la diaria (ben 4 euro al giorno!) per gli insegnanti accompagnatori, a fronte di una vigilanza, dovuta e necessaria, di 24 ore su 24.
Altre misure, inoltre, penalizzano ulteriormente il lavoro del personale della scuola: il mancato rinnovo di contratti per i docenti precari e per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario che, negli anni, sono stati indispensabili per il funzionamento della scuola come pure il blocco degli scatti di anzianità nel triennio 2009 -2011, i cui effetti incideranno anche sui trattamenti di fine servizio e sulla pensione.
La nostra protesta, tuttavia, non nasce dalla semplice rivendicazione sindacale: ciò che ci preme di più è di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sul pericolo che corre la scuola: l’aumento del numero degli alunni nelle prime classi (27 -31) che rende precaria la sicurezza e danneggia l'attività didattica; la soppressione dei corsi sperimentali che dequalifica e impoverisce l'offerta formativa; il taglio delle risorse per le attività di sostegno e recupero che priva gli alunni più deboli dei necessari interventi personalizzati;  la riduzione dei fondi per le supplenze e la saturazione delle cattedre a 18 ore che riduce la disponibilità di personale per le sostituzioni e produce una diminuzione del numero di ore e di giorni di lezione effettivi per gli studenti. 
Di fronte al quadro positivo, anzi di ottimismo, che descrive il Ministro Gelmini noi vogliamo descrivere la “scuola reale”: le scuole pubbliche vantano un credito nei confronti del Ministero di 1,2 miliardi di euro; negli ultimi 2 anni si è fatto fronte al funzionamento dei servizi con il contributo gratuito delle famiglie versato al momento delle iscrizioni; già nell’ottobre del 2008 il governo aveva calcolato 20 miliardi di euro per mettere le scuola in sicurezza, ma ad oggi non ci sono finanziamenti;  la “riforma epocale” delle scuole va avanti nonostante i pareri negativi del Consiglio di Stato, del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e le diverse sentenze di illegittimità del TAR.

La crisi che investe la società colpisce duramente anche la scuola, di cui nessuno di noi nega limiti e inefficienze; ma proprio quando di fronte alle incertezze del futuro si dovrebbe rispondere assicurando ai nostri figli più saperi e più competenze, gli insegnanti e la scuola vengono lasciati da soli, senza mezzi adeguati e fatti oggetto, spesso, di una campagna denigratoria.

Questa protesta spontanea unisce in alcuni casi anche il 70% dei docenti delle singole istituzioni, per la prima volta, forse, al di là delle appartenenze politiche; segno che si avverte il pericolo che minaccia la stessa qualità e libertà d’insegnamento, i principi costituzionali del diritto allo studio, della gratuità della scuola dell’obbligo, della scelta educativa delle famiglie, ma anche la sicurezza delle strutture.
L’Assemblea del 4 novembre sarà, dunque, l’occasione per riaprire un dialogo con le famiglie, le istituzioni locali, le forze politiche sul ruolo della scuola pubblica nella società di oggi.

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