1.Quale è il ruolo attuale della scuola
Quando abbiamo promosso nella mia scuola (liceo classico Mariotti) la raccolta di firme per l’adesione alla protesta di sospensione dei viaggi d’istruzione e ho visto con stupore che ben oltre il 70% dei colleghi avevano firmato il documento, mi sono chiesta perché, la scuola tradizionale per eccellenza, fosse disponibile ad una tale protesta con adesioni così numerose.
Certo le ragioni sindacali sono forti (blocco degli scatti di anzianità, sottrazione di risorse per il funzionamento, per le sostituzioni..) ma non sufficienti a spiegare. Poi ho pensato che fosse stato compreso il rischio che, per questo tipo di liceo, consegue dal “Riordino” voluto dal Ministro. La cancellazione dei corsi sperimentali (storico artistico, linguistico, informatico, oggi a pagamento) rischia appunto di condannare il classico a rimanere una scuola del passato, che non permette ai suoi studenti quella alfabetizzazione funzionale (nuove tecnologie e lingue) necessaria oggi a completare la tradizionale e pur valida formazione di base sulle competenze logico – linguistiche – matematiche. I dati ci dicono che c’è stato un crollo d’iscrizioni vicino al 30%. Ma anche questo non è sufficiente a spiegare.
Credo che abbia ragione Domenico Starnone: “Il docente è stato sempre più lasciato solo, in strutture inadeguate, con mezzi inadeguati, con una formazione inadeguata e, nel tempo, gli è diventato impossibile, da una parte, tornare alla vecchia funzione di selezionatore classista, e, dall’altra, si è trovato nell’impossibilità di lavorare in una scuola in grado di assicurare davvero il diritto di tutti ad un’istruzione elevata per superare l’ostacolo della disuguaglianza economico sociale”.
Alla scuola pubblica oggi non viene più affidato seriamente alcun compito!!!
2. I dati sulla scuola italiana
I dati che Tullio De Mauro ha recentemente, di nuovo, snocciolato sono decisamente più cupi di ogni più nera previsione. In breve: il 70% degli italiani fatica a leggere e scrivere. Nel dettaglio: il 5% è assolutamente analfabeta, il 33% stenta a decifrare un semplice articolo di giornale, e un altro 33% sta slittando nelle sabbie mobili dell’analfabetismo. Sette italiani su dieci non possono ragionare, perché non riescono a trovare le parole giuste, e soffrono per questa mutilazione. Sette italiani su dieci non capiscono i discorsi degli altri, non colgono i nessi, i passaggi, il senso delle parole.
Lisbona 2020 (fallimento di Lisbona 2010) ci detta gli obiettivi da raggiungere entro il 2020:
· scendere dall’attuale 22% di abbandono dopo la 3° media al 10%,
· aumentare del 15% (tra i 25 e i 64enni) la partecipazione al “apprendimento permanente”,
· 95% di frequenza alla scuola materna,
· Almeno 85% oltre la soglia minima di comprensione della lettura, matematica e scienze,
· Almeno il 40% dei 30enni laureati.
3.Le risposte (alcune) del Ministro ai problemi della scuola
· Aumento del numero degli alunni nelle prime classi; soppressione dei corsi sperimentali; fine dell’autonomia, taglio delle risorse per le attività di sostegno e recupero e per le supplenze, una diminuzione del numero di ore e di giorni di lezione effettivi per gli studenti.
· Nella “legge di stabilità”(la finanziaria), con un colpo secco il governo ha abolito la gratuità dei libri di testo nella scuola elementare per il 2011 e ridotto di oltre il 75% i fondi per le borse di studio nelle università. Un attacco sprezzante al diritto allo studio e allo stato sociale.
· La maggioranza ha approvato definitivamente la legge “collegato-lavoro”, in cui è previsto che l’età minima per entrare nel mondo del lavoro si abbassa dai 16 ai 15 anni. Si conferma che l’obbligo d’istruzione si può assolvere anche nell’apprendistato. Non c’è nessun altro paese nel mondo che nel 2010 abbassa l’età di ingresso nel lavoro. (Finanziaria Prodi 2007: obbligo istruzione per 10 anni, accesso al lavoro 16 anni).
· L’atto con il quale il Sindaco di Adro ha fatto collocare nella scuola i simboli del suo partito è sicuramente illegittimo, ma è espressione di un’idea di scuola come bene privato, come proprietà di una parte. La scuola è invece un “bene pubblico” di tutti e quindi senza simboli di parte.
· “Fuori i bambini disabili dalle scuole perché disturbano e costano troppo” (Assessore all’istruzione del Comune di Chieri). «Classi separate per disabili, le persone disabili ritardano lo svolgimento dei programmi scolastici». (Fontanini, presidente della Provincia).
· Il “codice disciplinare per i dirigenti scolastici” è pienamente operativo, “il dipendente si deve astenere da dichiarazioni pubbliche che vadano a detrimento dell’immagine dell’amministrazione”.
4. Di che cosa c’è bisogno
Chiediamo ai sindacati di ritrovare l’unità ( altre forme di protesta dopo la “legge di stabilità”)
Alla politica di disegnare una visione progressista che guardi lontano.
Agli Enti locali di trovare una forma di rappresentanza che dia voce alla scuola ( non solo ai Dirigenti scolastici) per superare il rischio di un’autonomia autoreferente e fallimentare.
La scuola combatte una guerra impari con i disvalori che la società trasmette. Non ci sarà mai una buona riforma della scuola se il progetto di riforma non riguarderà la società nel suo sguardo d’insieme (pensiamo alla TV, al suo ruolo nefasto, a Popper a e alla sua proposta di “una patente” per chi fa la TV ).
Ridare ruolo alla scuola pubblica come luogo privilegiato in cui si realizza una sana socializzazione dei giovani, come fabbrica di conoscenza contro ogni fondamentalismo, come luogo, forse unico dove i giovani possono costruire un progetto per il futuro (rispetto al mondo delle “passioni tristi”), dove i sintomi del disagio sociale si manifestano ma dove al disagio si può rispondere con il “mondo delle idee”, cioè con i temi della filosofia, della scienza, della tradizione e della scoperta, del sapere, che sono i migliori antidoti alla crisi valoriale delle giovani generazioni.
… dove i docenti, che per la maggior parte lavorano per passione, tornino ad essere considerati una grande risorsa, un esercito di intellettuali per il loro Paese.
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