mercoledì 15 dicembre 2010

10 dicembre 2010 - Un saluto per il nuovo anno scolastico

Care maestre e cari maestri,
mi è capitato spesso, in questo periodo, di ricevere lettere o
telefonate da qualcuno di voi. La domanda che mi viene rivolta con maggiore insistenza è:
“Come facciamo a insegnare, in tempi come questi?”.
I sottintesi alla domanda sono molti: il ritorno del “maestro unico”, classi sempre più affollate,
bambini e bambine che provengono da altre culture e lingue e non sanno l’italiano, etc.
Anch’io, come voi, soprattutto nei primi anni della mia attività di maestro, mi ponevo
interrogativi analoghi.
Ho cominciato ad insegnare subito dopo la guerra. Le classi erano molto numerose. Capitava
anche di avere bambini e bambine di età diverse.
Forse qualcuno di voi ha la brutta sensazione di lavorare come dopo un conflitto: in mezzo a
macerie morali e culturali, a volte causate dal potente di turno – ce n’erano anche quando insegnavo
io – che pensa di sistemare tutto con qualche provvedimento d’imperio.
I vecchi contadini delle mie parti dicevano sempre che i potenti sono come la pioggia: se puoi,
da essa, cerchi riparo; se no, te la prendi e cerchi di non ammalarti e, magari, di fare in modo che si
trasformi in refrigerio e nutrimento per i tuoi fiori.
Il mio augurio per il nuovo anno scolastico è questo: non sentitevi mai da sole e da soli!
Prima di tutto ci sono i bambini e le bambine, che devono essere nonostante tutto al centro del
vostro lavoro e che, vedrete, non finiranno mai di sorprendervi.
Poi ci sono altre e altri che, come voi, si stanno chiedendo in giro per l’Italia quale sia ancora il
senso di questo bellissimo mestiere.
Capitò così anche a me, anche a noi. Cercammo colleghe e colleghi che si ponessero le nostre stesse
domande e fu così che incontrammo Giuseppe Tamagnini, Giovanna Legatti, Bruno Ciari e altre e
altri con i quali costruimmo il Movimento di Cooperazione Educativa.
Poi ci sono anche i genitori e le zie e i nonni dei vostri alunni e delle vostre alunne, che
possono darvi una mano, se saprete, anche insieme a loro, rendere la scuola un luogo accogliente e
bello, in cui ciascuno abbia il piacere e la felicità di entrare e restare assieme ad altri.
Non dimenticate che davanti al maestro e alla maestra passa sempre il futuro. Non solo quello
della scuola, ma quello di un intero Paese: che ha alla sua base un testo fondamentale e ricchissimo,
la Costituzione, che può essere il vostro primo strumento di lavoro.
Siate orgogliosi dell’importanza del vostro mestiere e pretendete che esso venga riconosciuto
per quel moltissimo che vale.
Un abbraccio grande.
Mario LODI

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