mercoledì 15 dicembre 2010

10 dicembre 2010 - La Scuola che vorrei



La scuola ha a che fare con quella fase precaria dell’esistenza che è l’adolescenza , dove l’identità appena abbozzata … si gioca nel divario… drammatico tra il non sapere chi si è e la paura di non riuscire ad essere  ciò che si sogna.
Tutti abbiamo conosciuto almeno un professore che è stato decisivo nelle nostre scelte di vita. Perché questa possibilità è sempre più ridotta per i giovani di oggi , quando la psicologia ci insegna che  i processi di identificazione con gli adulti sono le prime condizioni per la costruzione di un concetto di sé così necessario per non brancolare  nell’oscillazione e nell’indeterminatezza?…
[Alle]  forme di disagio si è soliti rispondere con [un] elenco di riforme… l’unico fattore trascurato è il frequente disinteresse emotivo e intellettuale dell’insegnante, con trasmissione diretta allo studente , che tra i banchi di scuola finisce per trovare solo quanto di più lontano ed astratto vi è in ordine alla sua vita.
....Che fare non lo so, che dire ci provo.. Resta solo  da dire a genitori e professori: non interrompete mai la comunicazione, buona o cattiva che sia, qualunque cosa i vostri figli o i vostri studenti facciano.
.. Ai professori che ogni giorno si apprestano a dare giudizi sulle capacità intellettuali dei loro allievi  un invito a riflettere prima su quanta educazione emotiva hanno distribuito, perché…l’intelligenza e l’apprendimento non funzionano se non li alimenta il cuore.

Da Umberto Galimberti, L’ospite inquietante . Il nichilismo e i giovani , ed.  Feltrinelli 2008

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